
Minchia a Palermo non è soltanto un’espressione dialettale. Da qualche giorno il famoso intercalare è divenuto fonte d’ispirazione di un’insegna luminosa in pieno centro storico. La curiosa iniziativa si inserisce tra i progetti di Manifesta 12, in esposizione in via Alloro fino al 4 novembre.
Minchia a Palermo diventa luminaria ed il web impazza
Il capoluogo non finisce mai di stupire e far parlare di se. L’ultimo capitolo del vivere siciliano era fermo al “suca” oggetto di una tesi di laurea. Troppo poco per soddisfare la creativa verve dei palermitani, al punto da spingere gli sguardi a guardare oltre o semplicemente, ad alzare il naso più in su.
Dopo le tante scritte caldeggiate sui muri e l’uso sempre più costante nel linguaggio comune, la parola minchia a Palermo diventa luminaria. Non è uno scherzo o una trovata ironica di un anonimo. Non è neanche un fotomontaggio di Lercio.it, incredibilmente è tutto vero.
L’iniziativa è il frutto di una creazione artistica del giovane Fabrizio Cicero, prodotta e finanziata da Andrea Schiavo ( nella foto ), curata da Bridge Art per Border Crossing. Per qualche settimana rimarrà sospesa in aria, beffeggiando simbolicamente dall’alto il popolo della notte.
Minchia si eleva a potenza, fino a raggiungere i cieli ed i cortili della città. Nel cuore della movida, l’inno si inserisce in parallelo con le antiche tradizioni religiose. L’esclamazione sembra avvicinare la dimensione sacrale alla vita reale.
In poche ore la provocazione ha richiamato le attenzioni di molti visitatori, giunti increduli sul luogo per un selfie da copertina. C’era da scommetterci, l’idea non poteva passare inosservata ed il web impazza sui social. Il gesto ha riportato alla luce e sotto un’altra veste, l’espressione più chiacchierata in Sicilia. Per alcuni sarà un’attrazione turistica da inserire tra le tappe di un tour per la città.
“Minchia” diviene un simpatico manifesto, icona di una Palermo Capitale della Cultura. Uno schiaffo o un semplice sfottò da esibire e mostrare per le vie del quadrilatero. Una luce riflessa, un ritorno al passato per difendere un’identità locale. Ma anche un grido di protesta da sussurrare a gran voce al di fuori dei confini cittadini.
Non sono mancate le polemiche sul valore etico della proposta e sulla presunta gestione dei fondi pubblici sollevate dalla consigliera comunale Sabrina Figuccia. A suo dire, una goliardia che non rende onore al territorio.
Non si è fatta attendere l’immediata replica del produttore Schiavo, tramite una nota sul profilo Facebook. I costi di realizzazione sono d’addebitare a suo carico, definendo il gesto “un atto di mecenatismo verso un’artista che ha composto una luminaria che non voleva offendere la sensibilità di nessuno“.
Siamo sicuri che siano questi i problemi reali? Non a caso è stata posizionata in via Alloro…ed Allora?! Per chiudere l’argomento, a stretto giro di battute, un vero palermitano esclamerebbe ” cumpà ma che minchia s’inni futti“!
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