
Suca a Palermo è una delle espressioni dialettali più usate. Un termine che in sole due sillabe si pone come sintesi di un non nulla, un qualcosa d’indefinito, che non conosce genere o classe sociale. Un’offesa che colpisce in maniera diretta e che a volte, rimane impressa sui muri. Una possibile spiegazione è fornita dalla voce narrante dall’artista Salvino Martinciglio, scopriamo insieme le possibili interpretazioni!
Suca a Palermo secondo l’artista Salvino Martinciglio
Per molti è una filosofia di vita. Una parola dietro cui nascondersi e rifugiarsi. Esprime un sentimento di disapprovazione o di protesta. Il suca a Palermo è quasi sempre pronunciato in toni offensivi e spesso compare scritto su intere pareti. Non c’è dimensione, i caratteri possono essere grandi o piccoli, al punto da non alterare il significato.
Numerose sono i possibili campi d’applicazione o le situazioni dove nasce spontaneo ricorrere a quest’espressione, per molti considerata ingiuriosa. Mentre “minchia” è associata ad un’esclamazione di stupore o si pone come un intercalare, “suca” è un vocabolo più freddo e diretto, che non ammette repliche. Tende ad essere posto alla fine di un discorso, a chiusura di una conversazione, o addirittura a sostituire interamente un dialogo.
E’ un pensiero che non vuole sorprendere, ma in un certo senso, spegne sul nascere ogni forma d’interazione. Cosa potresti rispondere ad un suca? E’ un attimo, che ti lascia interdetto e con l’amaro in bocca.
Tratto dal romanzo “Zero Maggio a Palermo” di Fulvio Abate, il poeta Martinciglio ha provato ad approfondire alcuni degli spunti o delle tematiche più comuni legate al termine.
A volte vuole elevarsi come un benevole messaggio di benvenuto, da cogliere su un cartello autostradale. In altre occasioni, anche se imbrattato o oscurato, ricompare come per magia, senza che l’autore lasci traccia alcuna o riconosca la paternità del gesto. Quando è pronunciato sui muri, il suca è anonimo, non conosce padrone o una fonte certa. Può essere camuffato grazie ad un artificio stilistico e divenire in pochi attimi 800A.
Suca a Palermo è la prima parola che viene in mente, quando si è chiamati ad esprimere un qualcosa senza senso o che non abbia volutamente, un forzoso destinatario.
La città si divide in due fazioni: chi la scrive e chi con sconforto, prova a cancellarla. Quest’ultimi sono i vinti, perché suca vince sempre, vince su tutto. Non importa se scritta con un pennarello o a matita, in maniera esplicita o velata tra le righe. Non ha bisogno di essere accompagnata da un volto, perché è un messaggio che prima o poi, verrà letto da qualcuno. E’ un pensiero astratto, amorfo o vuoto.
A volte per imprimere maggiore autorevolezza, è associato con il termine “forte”, senza che venga mutato il concetto originario. In altre occasioni la sua scritta non viene rimossa. Negozianti o locali, temono che possa apparire nuovamente e con un formato più evidente.
Tutto questo non ti basta? Ecco altre 10 parole palermitane da conoscere prima di andare in Sicilia.
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